mercoledì 1 aprile 2009

Curitiba: Miss Liceo in Brasile

Il primo post effettivo è il racconto di una città. La città in cui è nata l'idea di AfHU. Il racconto di una città non è facile. Non c'è la trama, non ci sono i personaggi, il tempo non ha importanza, i luoghi sono preponderanti. Ma esiste comunque qualche possibilità per raccontare e descrivere la città. Si può prendere in mano un santino di Aldo Rossi affidandosi a lui nella speranza che a lavoro ultimato non si rivolti nella tomba, si può raccontare con le parole di Marco Polo davanti a Khubilai Khan oppure si può affidare a un'immagine eloquente la descrizione dell'immagine della città stessa, sperando che l'immagine scelta riesca a descriverne tutte le sfaccettature, le sfumature, le zone d'ombra. Forse allora Curitiba sarebbe Miss Liceo in Brasile.

È molto ben organizzata” mi aveva detto Luciano “ma le ragazze sono un po' così, sono un po' caipira”, chissà poi che cosa voleva dire caipira, ma chissà anche che cosa intendeva con ben organizzata. Anche Fabio me ne aveva parlato “Ah è bella eh” ah si? “Si si, bella pulita, non è come qui, mi piace”. Mi avvicinavo ad una bella città ben organizzata. Non sapevo cosa pensare. Nei giorni precedenti avevo curiosato un po' su internet, giusto per capire dove stavo andando, e scopro che Curitiba è la capitale ecologica del Brasile. Non pensavo ci fosse una capitale ecologica in Brasile. Una media di 51,5 mq di verde pubblico per abitante, un innovativo sistema di trasporto urbano realizzato e partire dagli anni '70 ed in continua evoluzione, la prima isola pedonale del mondo, un'attenzione particolare per la conservazione della memoria della città e dei suoi flussi migratori e del patrimonio architettonico, uno sviluppo urbano incentrato sulla decentralizzazione dei servizi e sulla sostenibilità, il tutto guardando al futuro senza dimenticare il passato. Una città modello da 2 milioni di abitanti nascosta tra le montagne del Paranà. L'El Dorado degli architetti. Non ero ancora partito e già mi innamoravo di lei.

On the road...

Il pullman scivolava sulla carreggiata assolata verso la stazione di arrivo. A centro strada le due corsie preferenziali riservate agli Expressos Biarticulados arancioni che si contendono la strada con i ciclisti e si fermano alle stazioni a forma di tubo piene di gente che aspetta diligente il proprio turno. È la materializzazione della RIT (Rede Integrada de Transporte ) davanti ai miei occhi, la rete di trasporto pubblico che si dirama per la città unendo le parti periferiche al centro. Su wikipedia avevo anche trovato una cartina che ne spiegava il funzionamento con segnate tutte le fermate. Sembrava fosse la cartina della metropolitana di una grande città europea, era l'esemplificazione dei percorsi degli autobus di linea. Nei tubi si aspetta ognuno davanti ad una porta per entrarci si inserisce il biglietto e si attraversa il tornello, arriva l'autobus e si aprono le porte in corrispondenza a quelle dell'autobus, sembra incredibile ma se piove non ci si bagna, o perlomeno ci si bagna poco. Passeggiando in giro, mezzi pubblici e nei marciapiedi si avverte che poi wikipedia non sbagliava di tanto.

Jaime Lerner e l'IPPUC

Ma le sensazioni sono strane, difficilmente interpretabili. Aveva ragione Luciano, è ben organizzata. Ma da chi? Jaime Lerner è comunemente indicato come il maggiore responsabile dell'attuale conformazione della città. Leggendo qua e là si scopre che già a partire dal 1965 il Comune organizzava seminari pubblici aperti a tutta la popolazione per discutere del Plano Preliminar de Urbanismo, successivamente elaborato dall'IPPUC sotto la direzione del suddetto Jaime Lerner. Dal 1965 ad oggi la popolazione di Curitiba è quadruplicata e le soluzioni urbane e sociali non hanno fatto altro che evolversi, rivolgendosi alla decentralizzazione ed al miglioramento dei servizi pubblici, allo sviluppo eco-sostenibile, alla rifunzionalizzazione delle aree produttive dismesse, alla preservazione delle memoria storica del territorio e dei suoi monumenti, al miglioramento della qualità della vita dei suoi abitanti. Praticamente pensando a tutto. Una città abitata da cittadini partecipativi governata da individui illuminati e competenti presa a modello più meno da tutte le altre città del mondo (basta pensare alla prima isola pedonale del mondo, ma anche la RIT è stata imitata, Transmilenio a Bogotà e l'Orange Line di Los Angeles).

Miss Liceo in Brasile

Non si riesce a capacitarsi dell'esistenza di Curitiba. È come vedere Miss Liceo passare nei corridoi della scuola, tutto il mondo si fermava, gli sguardi maschili in cerimoniosa contemplazione ed ebete ammirazione, gli sguardi femminili in vile atteggiamento di sdegnosa superiorità a nascondere un'astiosa invidia. Prendeva pure dei bei voti. L'unica consolazione è che Miss Liceo era perlopiù una stronza, così come le ragazze di Curitiba sono un po' caipira.





11 commenti:

  1. Wow..grazie al nostro Piero Angela della situazione abbiamo scoperto un'altra sfaccettatura del Brasile. Cmq credo che sia impossibile non innamorarsi di una città del genere (soprattutto per noi italiani..e non aggiungo altro). Peccato che siano come delle oasi..o forse è proprio questo che le rende così interessanti. Penso che lascerai la commissione a bocca aperta!

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  2. Bhè per la commissione speriamo in bene... :) per Curitiba invece ho scoperto ieri che sono usciti tre aticoli molto interessanti sulla città nello scorso numero de Il contesto (http://win.ilcontesto.org/), c'è anche un'intervista a Jaime Lerner... altro che Piero Angela!

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  3. Mmh..qui tutti commenti positivi..bhè,devo assolutamente abbassare la media =)
    Parto col dire che importiamo di tutto dal mondo tranne le buone idee. Sarà per il diverso contesto, soprattutto politico, che rende difficile la sostenibilità nel nostro Paese:Lerner all'inizio era stato scelto perchè non c'entrava nulla con la politica(sempre la politica di mezzo!),ma la politica alla fine siamo noi(tramite le nostre scelte)e se qualcosa non va in fondo è colpa nostra.Ci sarebbero talmente tante cose da dire..ma per il momento mi fermo qui.dite la vostra e mettete tutto in discussione..tanto il blog non è mio!=)

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  4. Ostrega! Qua non solo mi obbligate a rispondere ma mi costringete anche a dare fondo alle mie facoltà intellettive per farlo.... :)
    Ok, magari importiamo tutto tranne le buone idee, questo non toglie che di idee buone ce ne possano venire anche a noi in maniera spontanea o quasi. Diciamo che se esiste una via italiana alla sosteniblità immagino che questa avrà caratteri propri e tutti particolari e sarà dissimile da molte altre opzioni già presenti (sicuramente differente dal modello Curitiba e Porto Alegre). Detto questo non sono molto d'accordo sul fatto che la colpa è nostra (intesa di tutti gli individui senza distinzione). La responsabilità è tua se la senti tale, mia se la sento tale (ovviamente nostra se comprendiamo nell'insieme me e te:)), ma se vado dalla casalinga di Voghera e le dico “signora lei da oggi deve ripensare la sua vita di massaia in un'ottica sostenibile perchè lei come tutti ha la responsabilità di lasciare il mondo migliore di come l'ha trovato” la casalinga di Voghera mi manda a cagare e non posso fare altro che accettare l'invito. La responsabilità è di chi sente di averla. A questo punto dovremmo pensare su come fare ad aumentare il numero delle persone appartenenti all'insieme di cui sopra, in maniera che il concetto di sotenibilità e di sviluppo sotenibile sia condiviso da tutti (proprio tutti tutti). Trovare gli strumenti nella vita di tutti i giorni (muoversi in bici, fare la differenziata, coltivare l'orticello ed altre cagate) ed a livello professionale (per quanto mi riguarda gli strumenti di progetto) per trasmettere agli altri questo senso di responsabilità. Detto questo direi che ogni idea è bene accetta! Quindi dite la vostra e mettete tutto in discussione.. tanto il blog è mio! :P

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  5. Dunque..la responsabilità governata dal buon senso non credo che possa funzionare. Naturalmente non esiste il dna dell'ecologista ma si può almeno cercare di realizzare dei programmi seri di informazione e soprattutto cercare di investire in fonti rinnovabili.
    "I politici sono nostri dipendenti" sostiene Beppe Grillo eppure non siamo stati capaci di eleggere persone in grado di fare un passo avanti. Il futuro non è nel nucleare ma si vocifera di un suo possibile ritorno.
    Il discorso sulle fonti alternative vale anche per la raccolta differenziata. Lerner, ad esempio, spiega l'importanza di insegnare ai bambini a fare la raccolta differenziata, che a loro volta lo insegneranno ai genitori. Così la casalinga di Voghera, se ha un figlio che a scuola impara a rispettare l'ambiente, è molto probabile che diventi più attenta e sensibile a questi temi (così ti risparmiamo anche insulti gratuiti).
    Io ho imparato alle medie l'importanza della differenziazione dei rifiuti: all'inizio è stato difficile..si sà che la novità modifica alcuni aspetti della vita, ma poi ci si abitua. E'difficile far capire che fare 20 passi in più per buttare la plastica nel contenitore giusto non ha controindicazioni. L'unica soluzione che ho trovato fin'ora per avere degli adepti ecologisti e rompere le scatole agli amici e in casi estremi attaccare con il panegirico sull'ambiente. Sarò odiata da tanti ma ne vale la pena, no? (ditemi di si, vi pregooo)

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  6. Bhè se ne vale la pena non so proprio dirtelo... diciamo che potrebbe essere una soluzione... potremmo dire che hai degli amici pazienti e comprensivi.... :)
    Sugli strumenti per condurre una quotidianità sostenibile direi che ci siamo, a me non interessa tanto avere degli adepti ecologisti, il mio problema è piuttosto di tipo “professionale”: c'è la possibilità, tramite l'architettura, di cambiare in meglio il mondo e/o l'esistenza mia e degli altri (aldilà di raccolta differenziata, orticelli, panegirici et similia)? E nel caso ci sia (e magari c'è) come si fa a fare in modo che quello che è stato realizzato e sarà realizzato in quest'ottica non rimanga un'esperienza isolata...? Bho non ho mica la risposta, apro un blog e parlo di queste robe, vedo cosa succede mi confronto e poi magari mi viene e ci viene un'idea, purtroppo io penso nello specifico dell'architettura ed in più nell'ambito del mio paese, non sono molto interessato (cioè lo sono ma non in questa sede) a capire come farlo in tutti gli ambiti dell'esistenza ma unicamente all'ambito di cui mi interesso principalmente. Diciamo che preferisco sforzarmi a postare delle cose con un argomento preciso e ben sviscerato (non è detto che ci stia riuscendo) tentando di evitare di riempire il blog di mille robe sicuramente interessanti ma senza un minimo di filo logico. Detto ciò sono molto contento di avere la possibilità di confrontarmi su questioni che sono trasversali alla materia trattata e lo sarei ancora di più se ci potessi postare un megapippone ambientalista che propini ai tuoi amici, almeno così ci facciamo un'idea :D

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  7. Ok..la casalinga di Voghera mi ha un pò depistata.
    ma alla fine neanche tanto perchè se ci pensi l'architettura è un tema strettamente connesso ai comportamenti, alle azioni quotidiane.
    E' facile uscire fuori tema quando si parla di architettura perchè quando si pensa alla costruzione di un edificio bisognerebbe pensare anche
    al modo in cui posso accedervi, come mi muovo all'interno, come si sta d'estate e d'inverno e una serie di comportamenti che bisognerebbe valutare
    ma che in realtà si tralasciano.
    Forse non esiste una risposta alla tua domanda, o meglio non solo una; esistono tante possibili soluzioni perchè ogni città è unica e ha esigenze diverse.
    Forse una possibile risposta l'hai fornita scrivendo un articolo su Curitiba.
    Se un sistema, che sia un edificio o una città, funziona bene perchè non imitarlo?
    Ho trovato interessante l'articolo che hai scritto su Curitiba proprio perkè mette in risalto come una singola persona (e team al seguito)
    sia riuscita a realizzare il suo sogno; ha valutato nei singoli dettagli il progetto, dai trasporti al verde urbano, dalla sanità pubblica alla cultura.
    All'inizio magari il suo programma non era così articolato e si limitava a modifiche di circolazione del traffico, introducendo novità (tipo la ztl) che
    la gente non riusciva nemmeno a concepire. Ma col tempo i cittadini non solo hanno accettato il nuovo stile di vita ma l'hanno iniziato a sostenere e amare.
    Così dopo questo periodo di metabolismo del progetto il programma si è esteso a macchia d'olio in tutti i campi: riprogettare una città non significa
    pensare solo alla qualità degli edifici, ma anche al loro inserimento nel contesto, all'impatto ambientale, al tempo che ci si impiega per raggiungerli ecc.
    La soluzione potrebbe consistere proprio nella visione a 360°del progetto.
    Nel nostro Paese si sente spesso parlare di progetto di riqualificazione, o di degrado.
    Cosa vuol dire riqualificare? stando all'analisi della parola significa rendere qualificato qualcosa che non lo è,
    ma siamo sicuri che i progetti cosidetti di riqualificazione risolvano davvero il problema?
    E per quanto riguarda un'area degradata? vuol dire che prima aveva un grado e ora non lo ha più.
    Abitando vicino Porta Palazzo (baciata dalla fortuna) potrei parlare per ore visto che è un esempio secondo me calzante ma so già che non
    ne verrei a capo perchè è un sistema troppo complesso ed entrerebbero in campo talmente tanti fattori e tante variabili che bisognerebbe riunire a tavolino
    n figure professionali, dall'urbanista al sociologo.
    E'come se io e te dovessimo realizzare un progetto e per fare prima io mi occupo delle piante e tu dei prospetti.
    Sicuramente molte misure non torneranno se non collaboriamo e i problemi che all'inizio pensavamo di semplificare in realtà li abbiamo ingigantiti.
    così anke per quanto riguarda una città: tutte le figure professionali dovrebbero trovarsi per discutere della validità del progetto sotto ogni punto
    di vista.
    E che dire di una città che si trova di fronte il problema di "riempire" un'area e bandisce un concorso in cui partecipano grandi nomi. Alla fine vince
    un architetto famoso non tanto per la qualità del suo progetto ma per l'orgoglio di avere una sua firma, un suo progetto
    per rendere la città più rinomata.
    Generalmente se chiedi alla gente cosa ne pensa di un edificio in particolare ti risponde che o è bella o e brutta, non che funziona o non funziona.
    Costruire è un pò come giocare d'azzardo perchè i frutti del tuo lavoro non li puoi percepire subito ma a distanza di mesi o anni.
    Come vedi sono tante le sfaccettature.
    Bhè penso di aver messo in discussione abbastanza.
    Passo e chiudo.
    ps: il megapippone ambientalista per il momento lo risparmio..ma lo tengo in riserva, non si sà mai.
    ;)

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  8. Bene vedo che abbiamo messo un bel po' di carne al fuoco, spero che ci sia il tempo per dirimere tutte le questioni, intanto vi dico che il prossimo post è questione di pochi giorni, spero vi venga voglia di leggerlo e magari di commentarlo... così poi magari mi dite come cribbio siete capitati su questo blog e saziate la mia curiosità atavica..... :P

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  9. Allora..io sono la borsista di un prof di architettura e il mio compito è organizzare un pò il blog creato per il corso. Alcuni studenti hanno postato dei commenti e uno di loro aveva il link del tuo blog..scusa se mi sono intromessa ma all'inizio pensavo fosse un blog direttamente collegato a questo studente e cercavo di metterlo in crisi..d'altronde il mio compito è proprio quello di fare la piccola peste.
    Spero di avere svelato l'arcano (almeno per quanto mi riguarda,gli altri non so).
    Cmq sarebbe un peccato se non avessimo scoperto il tuo blog,no? Soprattutto perchè tu avresti la vita troppo semplice =)
    Sarei contenta se se ne parlasse anche in classe, se i ragazzi fossero critici; invece mi tocca vedere la serie di "piccoli Renzo Piano crescono"..vabbè.
    Sarebbe bello se potesse nascere un vero dibattito..io nel mio piccolo ci provo anche se sotto forma di post non riesco a dire tutto quello che mi passa per la testa (menomale) ma è un buon inizio..chissà magari nascerà il clan degli architetti critici.
    Ma per eliminare un commento come si fa?
    Cioè se io posto un commento e rileggendolo mi rendo conto di aver detto delle cavolate rimangono in eterno?
    Non c'è l'opzione "questo messaggio si autodistruggerà entro 30 secondi"?

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  10. allora mi pare che per eliminare un commento ci sia, una volta loggati, un disegno di un cestino vicino alla data al fondo del commento, ma non so esattamente cosa possa succedere se lo si clicca... bisognerebbe provarci...
    per il prossimo post mi sa che bisognerà pazientare ancora un attimo... :)

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  11. Uh è vero, non ci avevo fatto caso, grazie. Per il post..bhè aspetteremo pazientemente. Ma nessun altro oltre me posta dei commenti? Dai non fatemi fare la criticona da sola..

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